sabato 9 novembre 2013



In un’epoca non poco caotica della letteratura il rigore logico è stato salvato dal racconto poliziesco, poiché si tratta di un racconto intellettuale, di un racconto che ha un principio, un corpo centrale e una fine e in cui niente è inspiegabile. La logica è soddisfatta dai racconti polizieschi.”
(J. L. Borges, Altre conversazioni)

Recensioni: "Il Mattino", "Libero", "Le Monde", "L'INDICE"

Libero - febbraio 2014
Il Mattino - novembre 2013
L'INDICE - aprile 2014
Le Monde - marzo 2014

20 novembre 2013 anteprima alla Casa della Cultura Argentina


Cover: dalla prima edizione del 1933 e quella italiana odierna



"Borges e l'enigma irrisolto" di Camilla Cattarulla


Lenigma di calle Arcos di Sauli Lostal esce per la prima volta a puntate e illustrato da Pedro Rojas sul popolare quotidiano argentinoCríticaa partire dal 30 ottobre 1932 e fino al dicembre di quello stesso anno. Nel 1933 la casa editrice AM-BASS di Buenos Aires lo pubblica in volume presentandolo comeil primo grande romanzo poliziesco argentino”; infine, è del 1996 ledizione per i tipi bonaerensi di Simurg, su cui si basa la presente italiana. Questa, in sintesi, la storia editoriale del libro. Ma chi è Sauli Lostal? È questo il vero enigma non ancora risolto dalla critica a cui fanno da sfondo le affermazioni di Enrique Anderson Imbert, il quale, nel 1962, in un articolo dedicato alle fonti di Jorge Luis Borges, a proposito di La ricerca di Almotasim (comparso nel 1936 in Storia delleternità e poi incluso in Finzioni) dice che Borges doveva senzaltro conoscere Lenigma di calle Arcos. Scrive Anderson Imbert:

In La ricerca di Almotasim […] Borges simula la recensione di un libro che, con quello stesso titolo, sarebbe uscito a Bombay alla fine del 1932: “La carta era quasi di giornale; la copertina annunciava allacquirente che si trattava del primo romanzo poliziesco scritto da un nativo di Bombay City.” È nota labitudine di Borges di nascondere la realtà argentina dietro remote geografie […] Cè da chiedersi, quindi, se parlando del primo romanzo poliziesco scritto da un nativo di Bombay City non stesse alludendo ad un libro che aveva appena reclamato lonore di inaugurare il genere poliziesco a Buenos Aires. Di getto, quella descrizione di un apocrifo romanzo di Bombay corrisponde esattamente a quella di Lenigma di calle Arcos di Sauli Lostal […]. La carta è quasi di giornale; e sulla copertina, sotto autore e titolo, si annunciaPrimo grande romanzo poliziesco argentino.” Borges doveva conoscerlo.1

Laffermazione di Anderson Imbert appare abbastanza scontata. Ovviamente Borges doveva conoscere Lenigma di calle Arcos visto che diCríticadal 12 agosto 1933 e fino al 6 ottobre 1934 aveva diretto con Ulyses Petit de Murat il supplemento letterarioRevista Multicolor de los Sábados”. Ma è stata soprattutto lultima edizione argentina del romanzo a portare in primo piano lipotesi che Borges possa esserne lautore proprio a partire dal frequente uso di pseudonimi da parte dei due condirettori nei testi pubblicati nel supplemento e da alcune dichiarazioni attribuite a Petit de Murat. Questi, secondo quanto riporta lo scrittore e giornalista Juan Jacobo Bajarlía nellarticolo La enigmática novela de Borges, pubblicato suLa Naciónil 13 luglio 1997 (e successivamente ripreso il 19 luglio dal giornale onlineEl Tiempo”) durante alcune conversazioni tenutesi negli anni ’60 presso la redazione del giornaleClarín”, avrebbe detto che il romanzo era stato scritto da Borges per esercitarsi con il genere poliziesco.
Borges, secondo Petit de Murat, dedicava a questo lavoro due ore al giorno, utilizzando la macchina da scrivere per velocizzarlo perché Natalio Botana (storico direttore diCrítica”) esigeva rapidità.
Scomparso Petit de Murat nel 1983, e certo non in grado di confermare o smentire tali dichiarazioni, comunque Bajarlía adduce altre prove a sostegno della sua tesi. In primo luogo perlustra lalbero genealogico di Borges ricordando tre figure: Francisco Narciso de Laprida (Presidente del Parlamento della Nazione che il 9 luglio 1816 proclamò a Tucumán la prima indipendenza dalla Spagna), citato da Borges nel Poema congetturale; Manuel Isidoro Suárez, per Bajarlía bisnonno della madre di Borges (in realtà nonno) che guidò la vittoriosa battaglia di Junín il 6 agosto 1824; e, infine, Francisco Borges, nonno paterno dello scrittore, morto nella battaglia di La Verde il 28 novembre 1874 e ricordato da Borges nel racconto Storia del guerriero e della prigioniera. Ebbene, secondo Bajarlía il protagonista del romanzo, Horacio Suárez Lerma, evocherebbe nel cognome gli avi dellautore, ovvero Manuel Isidoro Suárez (e B. Suárez Lynch è anche lo pseudonimo adottato da Borges e da Adolfo Bioy Casares per pubblicare, nel 1946, Un modello per la morte) e Francisco Narciso Laprida, modificato in Lerma per la sua fama. Anche questa tesi è piuttosto ardita.
In secondo luogo, Bajarlía ricorda come nel prologo alla prima edizione in volume del romanzo, Luis F. Diéguez afferma che lautore è uno scrittore legato aCrítica” (in realtà Diéguez dice testualmente: “Lenigma di calle Arcos è lopera di uno scrittore in condizioni essenzialmente giornalistiche”). Infine, segnala come Borges in vita abbia rinnegato diverse sue opere, come Inquisizioni (1925), La misura della mia speranza (1926) e La lingua degli argentini (1928). Il non aver rinnegato anche Lenigma di calle Arcos si deve al fatto che comunque il romanzo non era uscito a suo nome. Inutile ricordarlo, secondo Bajarlía.
Il 17 agosto 1997, sempre suLa Nación”, lo scrittore e critico letterario Fernando Sorrentino, in Impertinencias e imposibilidades,2 risponde alle tesi di Bajarlía. Retoricamente, Sorrentino si domanda: perché Borges avrebbe dovuto esercitarsi nella forma del romanzo, genere che non avrebbe mai praticato? E perché avrebbe dovuto farlo con la macchina da scrivere, mezzo che non ha mai saputo usare? Sorrentino cita unaffermazione di Borges: “Non ho mai pensato di scrivere romanzi. Credo che, se cominciassi a scriverne uno, mi renderei subito conto che si tratta di una stupidaggine e non lo porterei a termine.” 3 Inoltre, secondo Miguel de Torres, nipote di Borges, questi scriveva sempre a mano, lentamente, in casa e nellassoluto silenzio, e non sapeva neanche infilare il foglio nella macchina da scrivere.
Ma non sono queste le ragioni principali che smentiscono Bajarlía. Il punto fondamentale è lo stile di Lenigma di calle Arcos che non corrisponde in nulla a quello di Borges. Scrive Sorrentino:

Credo che nessuno può scrivere totalmente in uno stile a lui estraneo: anche chi si proponga la più impertinente parodia, finisce, prima o poi, per far intravedere il proprio stile nei paragrafi che sta elaborando. Ricordiamo che, nei pochi casi in cui Borges si è cimentato in testi parodici (alcuni testi di Storia universale dellinfamia o nei versi e nel modo di parlare ridicolo di Carlos Argentino Daneri, in LAleph), sempre, dietro la sua scrittura burlesca, appaiono la sfavillante intelligenza, la sottigliezza, la delicata sfumatura e le tante virtù che riconosciamo allo stile borgesiano.

Ma, allora, chi è lautore di Lenigma di calle Arcos? Per Sorrentino la soluzione sta in una lettera di Tomás E. Giordano pubblicata sul quotidianoClarínil 27 febbraio 1997. Eccola:

Nella sezioneLibri raccomandatidel 13 febbraio scorso di questo prestigioso giornale, vedo annunciato Lenigma di calle Arcos come primo romanzo poliziesco argentino. Poiché si dice anche che lautore continua a essere sconosciuto, voglio dare uninformazione al riguardo. Sauli Lostal è Luis Stallo a lanvers [in realtà si tratta di un anagramma] ed è lo pseudonimo adottato dallautore per firmarlo.
Ho avuto occasione di conoscerlo attraverso mio padre, con il quale mantenne alcuni rapporti commerciali. Non si trattava di un uomo di lettere, bensì dedito agli affari.
Gentiluomo italico e dotato di unapprezzabile cultura, si era radicato nel nostro paese dopo una serie di viaggi per il mondo. Il suo spirito inquieto, sostenuto da una irrinunciabile passione per la lettura, lo aveva indotto a partecipare, nel 1933, a un concorso letterario promosso dal popolare giornale della sera di allora, “Crítica”, che proponeva ai suoi lettori di trovare uno scioglimento più ingegnoso per Il mistero della camera gialla, di Gaston Leroux, giacché, secondo lopinione del giornale, il finale del romanzo era una podeludente.
Stallo vinse con il romanzo sopra citato che venne così pubblicato, visto che in ciò stava il premio. Che abbia avuto il merito di essere citato da Borges, testimonia che il premio era stato ben assegnato.

Successivamente Alejandro Vaccaro ha aggiunto un ulteriore tassello alla soluzione dell’enigma, aspetto ricordato da Sorrentino:

Questa lettera (si riferisce a quella di Tomás E. Giordano) e una conversazione telefonica con il suo autore hanno spazzato via qualunque dubbio sulla veridicità dei fatti. Inoltre, sono stati consultati gli elenchi del telefono di quegli anni – 1928, 1930, 1931 e 1932 – che attestano lesistenza di Luis A. Stallo, domiciliato in diverse vie di Buenos Aires (Cerrito 551, Victoria 1994 e Uruguay 34).4

Ma Bajarlía mantiene viva la discussione con una controreplica, La novela que Borges escribió, pubblicata sempre suLa Naciónil 26 ottobre 1997. “Críticanon ha mai lanciato un concorso letterario per modificare il finale di Il mistero della camera gialla, scrive Bajarlía e la prima edizione del romanzo è pubblicata in appendice nel 1932 e non in volume nel 1933. Inoltre, non cè alcun collegamento fra ilgentiluomo italicoindicato da Giordano e lautore a cui si rivolge Diéguez nel prologo alledizione del 1933 di Lenigma di calle Arcos. Un emigrante, quale sarebbe Luis A. Stallo, non avrebbe potuto conoscere così bene il linguaggio portegno e poi è sicuramente un giornalista, come afferma sempre Diéguez quando scrive: “Lei è un giornalista che scrive romanzi polizieschi veramente sorprendenti”. Infine, il fatto che il nome di Luis A. Stallo compaia sugli elenchi del telefono di quegli anni non chiarisce nulla. Chiunque avrebbe potuto usare quel nome anagrammandolo in Sauli Lostal, rispondendo anche al gusto giocoso dellepoca di usare pseudonimi prendendoli pure da persone reali come quellErnesto Pissavini che Borges e Casares indicano nel 1936 come segretario di redazione della rivistaDestiempo”, mentre invece si trattava del portiere delledificio dove viveva Casares. Così come lo stesso quotidianoCríticaprima de Lenigma di calle Arcos aveva pubblicato un altro romanzo giallo, Los cortadores de manos, firmato da Jaime Mellors, dietro il quale si nascondevano ben quattro autori: Ulyses Petit de Murat, Ricardo M. Setaro e i fratelli Raúl ed Enrique González Tuñón. E, come si è già detto e Bajarlía torna a ribadirlo, Petit de Murat e Borges utilizzavano vari pseudonimi per i testi pubblicati sullaRevista Multicolor de los Sábados”.
Comunque, il riferimento a Il mistero della camera gialla nella lettera di Giordano offre a Bajarlía loccasione per ulteriori conferme alla sua tesi [...]
Continua